Investire in immobili residenziali: una chiacchierata sui parametri che contano davvero

Dall'ubicazione alla redditività, ecco alcuni fattori chiave per minimizzare i rischi e massimizzare i rendimenti nel mercato immobiliare residenziale italiano.

In un Paese dove la casa è più di un bene, quasi una seconda pelle, investire nel mattone continua ad affascinare. Non c’è generazione che non ci abbia pensato almeno una volta, spesso come garanzia per il futuro, a volte come fonte di rendita passiva. Ma comprare un immobile sperando che si trasformi automaticamente in un buon affare è una convinzione dura a morire – e non sempre fondata.

Investire in immobili

Non basta avere un po’ di risparmi da parte e l’intuizione che “questa zona prima o poi si valorizza”. Perché non tutte le case sono uguali, e soprattutto non tutte promettono lo stesso ritorno. Dietro ogni acquisto c’è un insieme di fattori da valutare con lucidità, pazienza e anche una buona dose di realismo. I numeri contano, certo. Ma è il contesto che li rende significativi.

Una delle prime cose da guardare – e forse la più scontata – è dove si trova l’immobile. Ma attenzione, perché la localizzazione non è solo una questione di codice postale. C’entra il quartiere, ma anche cosa ci sta attorno: mezzi pubblici, servizi, scuole, ospedali, aree verdi, possibilità di sviluppo urbanistico. Un appartamento nel cuore del centro storico di Bologna o Milano, per esempio, mantiene la sua attrattiva nel tempo quasi indipendentemente dalle mode. Ma lo stesso non si può dire per un trilocale in una zona isolata e poco servita, anche se il prezzo è apparentemente conveniente.

E poi c’è il rendimento, la vera cartina tornasole dell’investimento. Quanto mi rende davvero questa casa? Un calcolo semplice (canone annuo diviso valore dell’immobile) dà il rendimento lordo. Ma è solo una prima fotografia. Le spese di gestione, le imposte, i mesi di sfitto vanno messi in conto se si vuole avere un’idea realistica. È il rendimento netto a dire se un’operazione ha senso. Un 3,5% netto è già considerato un buon risultato, specie se confrontato con altri strumenti finanziari a basso rischio.

Anche il prezzo al metro quadro va osservato con attenzione. A Milano centro, oggi, si superano abbondantemente gli 11.000 euro al mq. A Roma, il cuore della città si attesta intorno agli 8.500. Bologna gira intorno ai 4.300, mentre Napoli offre ancora occasioni intorno ai 2.600, almeno in alcune aree. Ma non bisogna guardare solo al numero in sé: quello che conta è il rapporto tra prezzo e potenziale. Un immobile da ristrutturare comprato a 2.000 euro al mq può diventare un ottimo affare se, ristrutturato, arriva tranquillamente a valere 3.500. A patto che i lavori siano calcolati bene e senza sorprese.

Oggi più che mai, poi, l’efficienza energetica è diventata una componente centrale. Non solo per ragioni etiche o ambientali, ma perché le case in classe A o B si vendono e si affittano meglio. Costano meno in bolletta, richiedono meno interventi futuri e hanno più appeal nel mercato. Uno studio ENEA ha stimato che il valore di mercato di un immobile ad alta efficienza può superare del 10-12% quello di uno simile, ma in classe bassa. Non è poco.

Un altro aspetto troppo spesso sottovalutato è la versatilità. Una casa che si adatta ai cambiamenti – nuovi inquilini, ristrutturazioni interne, possibilità di creare uno studio o una stanza in più – vale più di una rigida, difficile da modellare nel tempo. Oggi, con lo smart working e la crescente richiesta di spazi multifunzionali, questo fattore è diventato cruciale.

Naturalmente, nulla può funzionare se la struttura dell’immobile non regge. La qualità costruttiva, l’età dell’edificio, lo stato degli impianti e delle parti comuni vanno valutati con il massimo scrupolo. Oltre il 60% delle abitazioni italiane ha più di 45 anni. Questo non significa che siano tutte a rischio, ma di certo richiedono un controllo approfondito. Meglio ancora se fatto da un tecnico indipendente, prima di firmare.

E poi c’è un parametro forse più difficile da calcolare, ma non meno importante: la prospettiva. Un immobile può valere di più domani, se si trova in una zona che sta cambiando. Se vicino è prevista una nuova fermata della metro, un progetto di riqualificazione urbana, l’apertura di un polo universitario o sanitario. Non sempre queste informazioni sono accessibili con facilità, ma qualche ricerca in più, una visita in Comune o una chiacchierata con un agente ben informato possono fare la differenza.

Alla fine, investire in un immobile è un po’ come piantare un albero: serve il terreno giusto, il clima favorevole, una cura attenta. E anche una certa visione del futuro. Non ci sono formule magiche, ma c’è la possibilità di ragionare bene. Di mettere insieme numeri, dati e intuizioni. Di non accontentarsi di un’occasione che sembra buona solo sulla carta.

Chi vuole approcciare questo tipo di investimento deve guardare all’insieme, non ai dettagli isolati. E, soprattutto, non deve aver paura di chiedere aiuto. Perché la vera differenza, spesso, la fa l’occhio esperto di chi conosce il mercato, i suoi cicli, i suoi trabocchetti. Uno sguardo in più, a volte, è ciò che separa una scelta riuscita da un rimpianto.

Gianfranco Brillanti
Gianfranco Brillanti
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